2004 Piano di sostegno diagnostico-assistenziale ed epidemiologico alle emergenze biologiche sul territorio italiano (Piseb)
L’Inmi “Lazzaro Spallanzani” è storicamente
riconosciuto come un centro clinico di eccellenza per la ricerca e l’isolamento
dei pazienti con malattie altamente contagiose. Il Ccm ha avviato una
collaborazione con questo istituto per la predisposizione del Piano di sostegno
diagnostico-assistenziale ed epidemiologico alle emergenze biologiche sul
territorio italiano (Piseb).
Si tratta di un piano operativo da applicare in
condizioni di emergenza, per l'attivazione dell’unità di laboratorio, la
reperibilità del personale addetto, la messa a punto della logistica e la
predisposizione di procedure e l’allestimento di reattivi specifici per una
serie di agenti infettivi.
Obiettivo del progetto è contribuire al miglioramento
delle capacità tecniche e organizzative del Paese nella preparazione, gestione
e mantenimento della risposta ad emergenze biologiche, attraverso la
predisposizione di strumenti di analisi e di protocolli operativi di gestione e
l’organizzazione di una struttura di supporto che operi nel corso di tali
eventi, collaborando con il Ccm e le strutture sanitarie del territorio nei
seguenti ambiti:
·
definizione diagnostica
·
identificazione delle necessità assistenziali delle persone coinvolte
·
gestione delle misure di controllo.
Il progetto prevede inoltre la realizzazione di due
obiettivi specifici:
1.
conduzione tempestiva delle attività diagnostiche relative agli agenti,
soprattutto
virali, potenzialmente responsabili di emergenze biologiche
2.
valutazione dei rischi e gestione dei pazienti coinvolti in emergenze
biologiche.
Finanziamento
Per questo progetto l'Inmi "Lazzaro
Spallanzani" ha ricevuto un finanziamento di 400.000 €.
I risultati del progetto
Il progetto "Piano di sostegno
diagnostico-assistenziale ed epidemiologico alle emergenze biologiche sul
territorio italiano (Piseb)" si è concluso nel dicembre 2007.
Le attività svolte si possono riassumere in:
·
identificazione del personale dedicato alle emergenze biologiche
·
formazione del personale suddetto
·
sierologie e metodiche molecolari messe a punto sugli agenti etiologici
responsabili di emergenze biologiche
·
predisposizione di algoritmi di gestione clinico-diagnostica delle
principali sindromi, causate da teli agenti infettivi
·
diagnosi di laboratorio di alcuni casi di febbre Chikungunya e Dengue.
Obiettivo specifico 1
A conclusione del progetto, in relazione all’obiettivo
specifico 1, sono stati arruolati e addestrati 5 virologi, assegnati ai laboratori
di biosicurezza, coordianti dal Direttore dell’Unità operativa complessa
laboratorio di virologia e del Responsabile dell’Unità operativa semplice
laboratori di biosicurezza, per mettere a punto una logistica, in attività di
collegamento con i network internazionali (Euronet P4), che consenta una pronta
attivazione del servizio diagnostico.
Il piano operativo è stato verificato in corso di
reali emergenze riguardanti casi di sospette infezioni da Arborvirus o virus
delle febbri emorragiche.
Inoltre, in relazione all’epidemia di febbre Chikungunya, occorsa nell’estate
2008 in Emilia-Romagna sono stati effettuati interventi diagnostici d’urgenza
per accertare il rischio della trasmissione del virus Chikungunya da donatori
d’organo, provenienti dall’area colpita dall’epidemia.
Predisposizione e allestimento di set di reattivi per il laboratorio
di seguito le attività svolte rispetto a questo obiettivo:
·
stesura di nuovi protocolli diagnostici sviluppati nell’ambito del progetto
europeo FP6-VHF/Variola PCR (1 test di screening ed 1 di conferma, per virus a
rischio biologico BLS 4)
·
revisione delle procedure diagnostiche per l’infezione da virus
Chikungunya (istruzioni operative e algoritmo diagnostico)
·
revisione delle procedure diagnostiche per la Dengue (istruzioni operative
e algoritmo diagnostico)
·
revisione delle procedure diagnostiche per gli Orthopoxvirus (istruzioni
operative e algoritmo diagnostico)
·
predisposizione di un modello per la valutazione del rischio delle attività
di manipolazione di campioni biologici per i virus della Dengue, Chikungunya,
Orthopoxvirus-Cowpoxvirus, virus della febbre emorragica di Congo-Crimea
(CCHF), virus della rabbia, Filovirus
·
messa a punto di test colturali, sierologici, molecolari, in occasione
dell’insorgenza, nel 2006, di febbre della valle del Rift in Africa
·
acquisizione di un ceppo di riferimento per il virus della Febbre CCHF e
sieri positivi di controllo, per ottimizzare alcune metodiche di laboratorio
(neutralizzazione, immuno-fluorescenza)
·
acquisizione, tramite il network europeo di laboratorî BLS 4, di ceppi di
riferimento per il virus Lassa, e per i filovirus, agenti eziologici della
febbre emorragica da virus Ebola (ceppi Zaire, Sudan) e febbre emorragica da
virus Marburg
·
espansione di questi ceppi di riferimento per la messa a punto di metodiche
di laboratorio (antigeni da utilizzare in sierologia) e materiali biologici di
riferimento.
Attività di formazione (raccolta e invio campioni Inmi
e strutture potenzialmente coinvolte)
Nell’ambito delle attività di formazione sono stati eseguiti corsi
teorico-pratici su diagnostica molecolare, sierologica, tecniche di isolamento
virale e procedure di biosicurezza, in particolare per i laboratori BLS 3.
Sono inoltre stati attivati:
·
azioni di supporto alle procedure diagnostiche per il trasporto dei
campioni per la febbre Chikungunya e la febbre di Lassa, che ha visto l’Inmi
come centro di riferimento
·
servizio di trasporto PHSE Srl, per il trasferimento urgente dei campioni
dal Piemonte, di un caso sospetto di febbre di Lassa, rientrato da un’area
endemica.
Attivazione e mantenimento di collegamenti con
laboratori di riferimento internazionali per consulenza e supporto esterno
Reti europee per i laboratori di livello di
biosicurezza 3 e 4 e network europei EuronetP4 e ENIVD e GHSAG – LN, in
tema di acquisizione di ceppi virali per la messa a punto della diagnostica di
laboratorio e partecipazione al network RiViGene (Risk Virus Genome Database),
che si propone di raccogliere i dati molecolari su ceppi virali emergenti,
presenti nei laboratori europei per coadiuvare la ricerca nel campo della
diagnostica e della terapia di tali infezioni.
Diffusione attività e risultati del centro
Distribuzione di protocolli e materiali di riferimento ad altri centri italiani
(Università di Pavia “Policlinico S.Matteo”, Università di Parma, Università di
Bologna “Alma Mater Studiorum”) e collaborazione alla messa a punto di
procedure diagnostiche per lo screening dei donatori, provenienti dalla aree
dell’Emilia-Romagna, colpite dall’epidemia di febbre Chikungunya,nel 2007 in
collaborazione con il CNT.
Obiettivo specifico 2
È stato predisposto il piano operativo per la
realizzazione di un manuale per definire un approccio standardizzato di
gestione clinica attraverso l’approccio sindromico.
La scelta delle patologie da sottoporre a sorveglianza è stata desunta dalla
lista dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, per le
malattie da agenti biologici di classe A (high priority), che possono
essere usati a fini terroristici e risultano essere emergenti a livello
nazionale e internazionale.
Per questa ragione, è stato aggiornato il manuale,
pubblicato dall’Inmi nell’ottobre 2001, intitolato “Piano per la gestione
dell’assistenza sanitaria di casi sospetti o accertati di patologie
riconducibili ad agenti biologici utilizzati a fini terroristici”.
Le malattie oggetto di analisi per l’elaborazione delle procedure di
sorveglianza sindromica per l’identificazione precoce delle epidemie si
distinguono in base ai segni e sintomi presenti in fase prodromica (chief
complaints). Un esempio è rappresentato dall’ESSENCE (Electronic
Surveillance System for the Early Notification of Community-based Epidemics ),
elaborato dal Dipartimento della Difesa di New York, CDC e Agenzie di Sanità
Pubblica Statunitensi, in cui si suddividono i gruppi sindromici:
1.
sindrome neurologica botulino-simile
2.
malattie emorragiche
3.
linfadeniti
4.
lesione cutanea localizzata
5.
sindrome gastro-intestinale
6.
sindrome neurologica
7. sindromi respiratorie
8.
quadri clinici che presentano rash cutaneo
9.
sindromi febbrili
10.
malattie severe o letali dovute potenzialmente ad agenti infettivi.
Queste sindromi sono associate ai codici
internazionali dell’ICD-9-CM, diffusamente utilizzati nella realtà clinica,
soprattutto dai dipartimenti di emergenza. L'obiettivo è creare modelli
algoritmici, soggetti a revisione periodica, per evitare falsi e costosi
allarmi, utilizzando modelli ipotetici o analizzando lo scenario della pandemia
influenzale.
Si è partiti dall’analisi del gruppo sindromico
“sindrome respiratoria con febbre”, attraverso cui è stata identificata e
portata aventi una collaborazione con l’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio,
attiva sul territorio con il Progetto GIPSE (Gestione Informazioni di Pronto
Soccorso ed Emergenza), in cui dal 1999 sono stai raccolti omogeneamente i dati
di attività dei Pronto Soccorso, riguardanti 13 sindromi sottoposte a
sorveglianza sindromica, desumendo la definizione operativa dal triade con
codifica tramite l’ICD -9-CM.
In particolare l’attività è stata focalizzata
sull’approccio sindromico dell’infezione da virus influenzale A H5N1, nella
possibilità di adattamento all’uomo, in un contesto di un’ipotetica pandemia,
considerando il contesto attuale, secondo l’OMS (fase 3 di allerta epidemica).
Sono stati costruiti algoritmi diagnostici sulle principali patologie,
identificate dal CDC e partendo da algoritmi diagnostici elaborati dal Center
for Infectious Disease Research & Policy, continuamente aggiornati e
disponibili sul web (realizzati 7 protocolli).
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